giovedì 22 settembre 2016

Le ultime sull' AGGREGAZIONE LEGGERA tra Alto Calore, Gesesa ed Acquedotto Pugliese.

Dopo mesi di silenzio, si ritorna a parlare della fusione, o meglio AGGREGAZIONE LEGGERA tra Alto Calore, Gesesa ed Acquedotto Pugliese.
Ed eccoci di nuovo qui in prima linea per raccontare ai cittadini di San Giorgio cosa è accaduto nelle scorse settimane e cosa sta accadendo in questi giorni.

Questione Fusione 

Circa un mese fa si è svolta una riunione tra Alto Calore, Gesesa ed Acquedotto Pugliese presso la sede dell’Ato Calore-Irpino. In questo incontro sono state analizzate le RAB, Regulatory asset base, ovvero il valore del capitale investito netto di ogni società, al costo storico rivalutato.
Alto Calore, che, secondo le dichiarazioni alla stampa di Pietro Ferrari, amministratore delegato di Gesesa, aveva fatto un po' di melina nei mesi scorsi non consegnando il piano tariffario 2016-2019 e quello per i prossimi 30 anni, il piano investimenti e il piano ammortamenti, alla fine avrebbe presentato definitivamente la radiografia completa della società, che sembrerebbe evidenziare un rassicurante attivo di 130 milioni, derivanti in particolar modo da un imponente valore patrimoniale. 
In sostanza, quindi, Alto Calore, nonostante i suoi 120 milioni di debiti e i 360 dipendenti in esubero porterebbe in dote alla costituenda nuova società il valore innegabile del suo patrimonio, il primato su oltre il 60 per cento dell’ambito Irpinia-Sannio ed il notevole background tecnico acquisito nel tempo.
La dote portata da Gesesa, invece, sempre secondo quanto dichiarato a vari organi di stampa dall' Amministratore Delegato Ferrari, consisterebbe in un piano industriale costituito da: ristrutturazione e ripianamento del debito, attuazione di un piano di investimenti sulle reti per 25 milioni all’anno, riordino del personale, mantenimento delle sedi, task force per il recupero dei crediti esigibili, adeguamento della tariffa allo standard fissato dall’Ato Calore-Irpino, il tutto per una durata di almeno 10 anni. 
Queste configurazioni, che tengono separati patrimonio e debiti, consentirebbero ai tre attori della gestione del servizio idrico campano la costituzione di una società mista, a maggioranza pubblica (ACS e AqP), ma con una percentuale notevole di capitali privati, fino al 49% (Gesesa), e consentirebbero di non dover ricorrere alla gara europea, per la quale, comunque, non essendoci ancora l'ufficialità di una aggregazione, il Commissario dell’Ato si è già mosso, scrivendo all’Autorità nazionale per l’energia elettrica, il gas, il servizio elettrico e il servizio idrico integrato al fine di avviare le procedure preliminari.
Nel frattempo, si registra il parere favorevole a questa formula di aggregazione da parte di Cisl e Femca Cisl, che considerano l'aggregazione leggera come l’unica alternativa possibile per garantire autonomia in termini di gestione economica e di risorse umane.

LE ARGOMENTAZIONI SULL'ILLEGITTIMITA' DELL'AGGREGAZIONE

Sin dall'approvazione della legge nr.15 del dicembre 2015 sul riordino del servizio idrico gli attivisti del Meetup Amici di Beppe Grillo di San Giorgio hanno evidenziato le sue criticità: dalla truffa semantica dell'utilizzo della definizione di acqua come bene collettivo (che è pubblico e, quindi, può essere venduto) e non di bene comune (che è un diritto inalienabile dell'uomo) [http://sangiorgioacinquestelle.blogspot.it/2016/04/consiglio-comunale-del-31-marzo-scorso.html] al ruolo sminuitissimo dei sindaci, i quali verranno relegati all’interno di 5 distretti territoriali (Napoli, Sarnese-Vesuviano, Caserta, Sele, Sannio-Irpinia) di cui fanno parte solo 30 sindaci (nel Sannio - Irpinia ad es., 30 su 193 Comuni), non avranno alcuna rappresentanza giuridica e diventeranno poco più che meri esecutori di decisioni provenienti dall’alto 

Oggi aggiungiamo qualche altro tassello, suffragati anche nche dall'ex direttore dell’Alto Calore Servizi, Eduardo Di Gennaro, il quale, intervistato dalla stampa irpina, non usa mezzi termini nel definire IGNORANTi gli attori della costituenda aggregazione per la gestione del servizio idrico in Irpinia e Sannio.
E li definisce ignoranti perché dal punto di vista legislativo il procedimento sembrerebbe illegittimo.
Partiamo, innanzitutto, dall'articolo 21 della riforma regionale del ciclo integrato delle acque, che testualmente cita "ai soggetti gestori titolari di affidamenti conformi al regime pro-tempore di cui all’art. 171 del decreto leg.vo 152/2006, al fine di favorire sinergie operative, sono consentite, nel rispetto della normativa nazionale, operazioni societarie volte all’aggregazione. In ogni caso, se detti soggetti gestiscono il servizio in base a contratti di affidamento regolari, essi continuano a gestire fino alla naturale scadenza dei relativi contratti.”
Da ciò si deduce in primis che non esiste alcuna fretta rispetto all'aggregazione dal momento che Alto Calore può tranquillamente gestire il servizio fino alla scadenza naturale del contratto.

Poi, rispetto all'aggregazione in sé, è bene evidenziare che GESESA detiene il 59,97% di azioni di privati (ACEA) e che tali azioni sono state acquisite con trattativa privata dal Comune di Benevento, senza una gara regolare, come invece prescrive la normativa nazionale.
In virtù di ciò, Gesesa non sembrerebbe essere legittimata a partecipare al processo di aggregazione.

E ancora, riguardo ai tempi tecnici relativi bando di gara europea per affidamento del servizio, Di Gennaro evidenzia che la legge di riordino del servizio idrico campano prevede una precisa tempistica per l'indizione del bando di gara europea, ovvero al massimo entro giugno (che è evidentemente passato da tempo) previa costituzione dell’Ente idrico d’ambito, che non è ancora stato costituito. 
A rigor di logica, quindi, stante la mancanza di competenza sulla questione dal parte del Commissario d'ambito Colucci, la Regione Campania andrebbe commissariata.

Infine, per quanto riguarda la divisione tra debiti e patrimonio che consentirebbe ad Alto Calore di avere un attivo patrimoniale di 130 milioni, è interessante ribadire, e Di Gennaro lo fa apertamente, un concetto cui anche noi attivisti abbiamo affrontato anche nell'assemblea dello scorso anno a Venticano, ovvero che tale valore patrimoniale è dovuto all'incorporazione, nel 2014, da parte di Alto Calore Servizi di Alto Calore Patrimonio, ma in realtà sembrerebbe che in quel patrimonio incorporato siano stati artificiosamente inseriti beni immobili (depuratori, reti idriche, collettori fognari, impianti vari) realizzati a suo tempo dalla CASMEZ. 
E sembrerebbe che questi beni siano in realtà inesistenti perché trasferiti per legge alla Regione Campania, che li ha addirittura inseriti nei suoi bilanci.

Ecco, quindi, che sembrerebbe non corrispondere al vero quanto dichiarato nell'ultimo bilancio 2014 approvato, dove, a pag. 4, si legge: “Lo stato patrimoniale subisce, invece, i positivi effetti della incorporazione di Alto Calore Patrimonio&Infrastrutture SpA: l’attivo si raddoppia(da 126Ml di Euro a 257ml di Euro) in analogia alle voci del patrimonio netto che si sono parimenti incrementate.”
Altrettanti dubbi nascono dall'analisi del bilancio 2015 in tutte le parti in cui si parla delle immobilizzazioni materiali.
A pag 35 si legge che le immobilizzazioni materiali ( ovvero Terreni, Fabbricati , Impianti e macchinari, Attrezzature industriali e commerciali ) valgono oltre 133 milioni di euro (euro 133.148.464 per la precisione)
A pag. 41 si legge che le immobilizzazioni materiali “sono valutate al costo di acquisto, inclusi gli oneri accessori di diretta imputazione e le spese per migliorie, ammodernamenti e trasformazioni”. 
A pag. 47 si evidenzia il valore specifico di tali immobilizzazioni materiali al 31/12/2015: terreni e fabbricati 6.690.856. euro mentre impianti e macchinari 118.043.004. 

Ma da nessuna parte si evince quali siano questi beni.

Questi bilanci sono stati approvati, con parere positivo dei revisori dei conti, e attualmente sono oggetto di indagine da parte della Guardia di Finanza e del Procuratore di Avellino Cantelmo.
Se a tutto ciò aggiungiamo anche il fatto che il Presidente di Alto Calore De Stefano è attualmente indagato per truffa e peculato e che lo scorso 20 settembre l' udienza preliminare è terminata con un nulla di fatto ed un rinvio al prossimo 17 gennaio, ci chiediamo: se queste sono le solide basi su cui si fonda l'aggregazione leggera tra tra Alto Calore, Gesesa ed Acquedotto Pugliese, davvero c'è ancora qualcuno che pensa che ne possa uscire qualcosa di positivo ai fini di una gestione del servizio idrico che tenga conto del concetto di acqua bene comune???




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