venerdì 2 marzo 2012

Il "quarto mondo" di Cesine e l'inesistente pianificazione del territorio

Quando a Cesine arrivarono barbari prenditori deturparono il paesaggio già stravolto sulla carta da una ineffabile e pedestre lottizzazione da parte del Comune e usurparono millenari diritti delle aie o corti condominiali, abbatterono alberi secolari e non ne piantumarono neppure uno. Malgrado sui progetti approvati dall’UTC si certifichino false infrastrutture viarie inesistenti e si leggano false zone a parcheggio, false aree a verde inesistenti.
Il reato reiterato di falso ha fatto da collante istituzionale allo scempio paesaggistico senza prevedere alcuna valutazione d’impatto ambientale delle baraccopoli-opifici, durevoli il tempo bastante per lucrare contributi pubblici(soldi di tutti), invitare l’onorevole del paesino alla inaugurazione e poi dopo appena due anni invocare la cassa integrazione  per i dipendenti.
Tutto previsto fin nei minimi particolari: c’è stato anche chi prima di lasciare un territorio violato dai propri abusi edilizi ed incompatiile con le preesistenti realtà rurali e residenziali (di interesse storico-testimoniale così elevato che meriterebbero l’inclusione in un piano di recupero comunale) ha usato le fiamme e i roghi contro i “nativi”, con scopi di intimidazione mafiosa.
Il Comune di San Giorgio del Sannio ha consentito in tutti questi anni la nascita di “quarti mondi” in balia del privato di turno e colate di cemento,ha sottratto campi agricoli e spazi verdi, senza aver sufficientemente arricchito il nostro ambiente esistenziale ed ecologico di alberi.Per ogni albero che l’ominide con protervia e violenza abbatte bisognerebbe piantumarne almeno dieci. E invece…il deserto di cemento.
Nè parchi pubblici, nè scuole con aree verdi attrezzate, nè nuove aree individuate dal PUC per la realizzazione di verde pubblico: quel poco che c’è è infestato dai rovi, segno di un’incuria senza pari.
I benefici degli alberi sono noti a tutti,soprattutto nei siti contaminati da diossine, quindi perché non attuare -almeno- la dimenticata legge 113 del 29 gennaio 1992 che prevede la piantumazione di un albero per ogni nato?
La legge prevede lobbligo per il Comune di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica”.
Il patrimonio del verde crescerebbe a dismisura con notevoli vantaggi per la vivibilità di questo paese senza parchi, senza ville, per l’aria, per il  drenaggio del suolo, per la protezione delle riserve locali di acqua, per l’habitat di uomini e animali e per il  paesaggio.
Non ci risulta che quest’amministrazione, ma nemmeno le precedenti, abbiano posto in essere tale normativa che, oltre ad essere obbligatoria, darebbe una dimostrazione di senso civico , amore per l’ambiente e
darebbe all’amministrazione comunale anche  l’occasione  per poter avere un rapporto “nuovo” con la cittadinanza ed i “ nuovi” nati nella pianificazione del territorio ormai saturo ed esausto: ogni albero piantato viene individuato mediante una targhetta riportante il nome del bambino e l’anno di nascita e al bambino, l’Amministrazione comunale, consegna una pergamena in ricordo dell’evento
Per una San Giorgio alla ricerca della ecosostenibilità e di una rinnovata relazione con la natura chiediamo perentoriamente che la legge 113 del 29 gennaio 1992 venga applicata ed attuata per tutti i neonati che prenderanno la residenza a San Giorgio.Contestualmente reclamiamo i nostri diritti di partecipazione e di cittadinanza attiva nella pianificazione del territorio mediante i bilanci partecipati ed in particolare vogliamo garanzie ampie affinchè  venga sancita l’inviolabilità della Piana agricola di San Giovanni da operazioni speculative e di cementificazioni.

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